(pubblicato sul n. 1 di Sprizz Magazine, aprile 2011)
Ricevo quotidianamente o quasi richieste di aspiranti fotografi che si candidano come possibili aiutanti.
Il più delle volte, la richiesta suona come qualcosa del genere:
“Salve, sono Pinco Pallino, diplomato all’istituto XYZ,
e mi piacerebbe molto lavorare nel campo della fotografia. Allego il mio CV”,
dove il curriculum è solitamente un elenco abbastanza casuale di competenze corredato dalla famigerata autorizzazione al trattamento dei dati personali (che in genere occupa mezza pagina).Il più delle volte queste e-mail finiscono direttamente nel dimenticatoio (non è cattiveria, non c’è proprio il tempo materiale di rispondere a tutti); qualche volta, se sono particolarmente in vena, rispondo chiedendo di vedere un portfolio e di conoscere l’attrezzatura in dotazione, e in questo caso al 99,9% la risposta è:
“Ho Nikon [o Canon] e sarò felice di fissare un appuntamento per farle visionare le mie foto”.
Ora, la premessa indispensabile è che, per qualche misteriosa ragione, da un po’ di tempo tutti vogliono diventare fotografi.La ragione in effetti tanto misteriosa non è: a tutti piace fare foto, e chi più di me può capirlo.