sabato 1 gennaio 2011

Il "lusso" di chi non ha (quasi) niente

Non so come si chiama anche se in zona lo conoscono un po' tutti (almeno, tutti quelli che prendono il treno): lui è il senzatetto della Stazione Nomentana.
"Senzatetto" in questo caso è un termine improprio, perché lui un piccolo tetto se l'è costruito da sé, sono tanti anni che lo vedo nella sua baracchetta "protetto" dalla rete che delimita la stazione: la mattina si prepara la colazione sul suo fornellino a gas, si sbarba e si lava in canotta in un catino di plastica (anche quando fuori è -3°) e poi esce per i suoi giri. Sta lì da anni, non parla con nessuno, non dà fastidio a nessuno, i servizi sociali se ne disinteressano (almeno credo) e ogni tanto qualche pendolare volenteroso gli fa la spesa. A volte intaglia messaggi in grandi caratteri di cartone ondulato o polistirolo, messaggi per chi passa in stazione appesi alla recinzione del "suo" spazio.


A Natale dà il meglio di sé.
Queste decorazioni riciclate, che potremmo definire "eco-friendly" con un termine molto alla moda, sono apparse un po' alla volta dall'8 dicembre in poi, strappando un sorriso a più di un imbronciato viaggiatore.



Non so qual è la lezione che dovremmo imparare da tutto questo, ma sono sicura che ce ne sia una.
Buon 2011.

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