Non so come si chiama anche se in zona lo conoscono un po' tutti (almeno, tutti quelli che prendono il treno): lui è il senzatetto della Stazione Nomentana.
"Senzatetto" in questo caso è un termine improprio, perché lui un piccolo tetto se l'è costruito da sé, sono tanti anni che lo vedo nella sua baracchetta "protetto" dalla rete che delimita la stazione: la mattina si prepara la colazione sul suo fornellino a gas, si sbarba e si lava in canotta in un catino di plastica (anche quando fuori è -3°) e poi esce per i suoi giri. Sta lì da anni, non parla con nessuno, non dà fastidio a nessuno, i servizi sociali se ne disinteressano (almeno credo) e ogni tanto qualche pendolare volenteroso gli fa la spesa. A volte intaglia messaggi in grandi caratteri di cartone ondulato o polistirolo, messaggi per chi passa in stazione appesi alla recinzione del "suo" spazio.
A Natale dà il meglio di sé.
Queste decorazioni riciclate, che potremmo definire "eco-friendly" con un termine molto alla moda, sono apparse un po' alla volta dall'8 dicembre in poi, strappando un sorriso a più di un imbronciato viaggiatore.
Non so qual è la lezione che dovremmo imparare da tutto questo, ma sono sicura che ce ne sia una.
Buon 2011.
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